È il freddo pomeriggio del 28 gennaio 2006. Nel Międzynarodowe Targi Katowickie – il Centro di commercio internazionale di Katowice a Chorzów nella Polonia meridionale, la fiera ospita un’esposizione a scala continentale di piccioni viaggiatori.
Sono le 17.15 quando improvvisamente la sezione centrale del tetto crolla. In quel momento, secondo la ricostruzione effettuata della polizia, all’interno dell’edificio ci sono circa 700 persone tra visitatori ed espositori. Immediatamente partono le operazioni di soccorso, ma un secondo cedimento si verifica 90 minuti dopo il primo.
I soccorsi, interrotti a causa del secondo crollo, riprendono successivamente, e coinvolgono 103 squadre dei vigili del fuoco della Slesia (più di 1000 persone in totale), 230 poliziotti con cani, polizia militare da Cracovia e Gliwice, la squadra di ricerca montana di Szczyrk e gli specialisti di salvataggio in miniera di Bytom.
Cala la notte e la temperatura scende fino a -20 °C. Le operazioni vengono nuovamente sospese per la mancata speranza di trovare sopravvissuti in condizioni climatiche tanto avverse.
Domenica 29 gennaio 2006, ripartono le operazioni di soccorso che si concludono nel pomeriggio. Alla fine il bilancio è di 63 morti accertati, 30 dispersi, e circa 170 feriti, fra cui 7 stranieri (fra questi le morti confermate sono quelle di 1 belga, 2 tedeschi, 2 slovacchi, 1 olandese, 2 cechi). Intanto, i sopravvissuti estratti a fatica dalle macerie, sono trasportati agli ospedali di Katowice e di altre città della regione, fra cui Chorzów, Siemianowice Śląskie, Bytom, Sosnowiec, Ruda Śląska, Dąbrowa Górnicza e Piekary Śląskie. La Repubblica Ceca invia 700 litri di sangue a Katowice per aiutare i feriti.
I giorni seguenti, dopo la fine dell’operazione di salvataggio, le rovine della sala vengono ripetutamente perquisite dai cani dei vigili del fuoco statali e dalla polizia, addestrati a cercare i cadaveri.
Dopo la tragedia, le autorità, fra cui il primo ministro Kazimierz Marcinkiewicz ed il presidente della Repubblica Lech Kaczyński visitano il luogo, e viene dichiarato fino al 1º febbraio un periodo di lutto nazionale. Le emittenti televisive modificano i palinsesti, e mandano in onda commemorazioni delle vittime, mentre nel Paese, profondamente scosso dalla tragedia, vengono sospesi eventi culturali e di intrattenimento.
Successivamente il Governo stanzia un milione di zloty dal bilancio dell’ufficio del presidente per aiutare le famiglie delle vittime.
Diversi i motivi ipotizzati come causa della tragedia; tra questi, un eccesso di neve sul tetto, errori di progettazione e costruzione, un danno precedente. In seguito ad approfondite indagini, in un rapporto inviato alla procura all'inizio di maggio 2006, gli esperti nominati hanno indicato come ragione del crollo le modifiche successivamente apportate al progetto iniziale di costruzione.
Il 3 febbraio iniziano i lavori di demolizione e rimozione delle macerie. Durante le operazioni vengono trovati altri due corpi. L’ultimo cadavere viene trovato dai soccorritori della PSP Małopolska Search and Rescue Group il 14 febbraio.
La mattina del 19 febbraio, gli ultimi frammenti del pavimento dell’ex sala, sepolti dai detriti delle strutture crollate, tornano alla luce. Non vengono trovati altri corpi ma vengono ritrovati due piccioni vivi sopravvissuti sotto le macerie per 22 giorni.
In seguito alla tragedia, nel marzo 2007, il Parlamento ha radicalmente modificato la legge sulle costruzioni, introducendo nuove normative volte ad aumentare la sicurezza degli edifici, in particolare quelli su larga scala, laddove vengono organizzati eventi di massa.
Foto di Stöven - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51573826