È una tranquilla giornata di primavera quella del 3 aprile 1989, quando alle 16.12 l'apocalisse si abbatte sulla stazione di San Severo.
La quiete della cittadina pugliese è squarciata da un improvviso frastuono che sembra provocato da una bomba. Ma stavolta il terrorismo non c'entra, stavolta l'apocalisse ha le sembianze familiari del treno locale proveniente, come ogni giorno, da Bari.
Il treno 12472 nato a Bari Centrale da dove è partito alle 14.11, entra nella stazione con la sua composizione di otto vetture Due Piani Casaralta con in testa la Pilota, spinto dalla E.646.115. Chi lo vede arrivare capisce subito che qualcosa non va come dovrebbe. Il treno corre troppo per essere al capolinea del viaggio, decisamente troppo. Il timore di quel che potrebbe accadere diventa realtà quando il convoglio deraglia andando a distruggere l’intera parte sud dello storico fabbricato della stazione sanseverese, arrestandosi solo in prossimità del piazzale antistante lo scalo ferroviario.
La scena che si presenta ai soccorritori è da incubo e dalle lamiere contorte sono ben otto sono le vittime che vengono estratte assieme a numerosi altri feriti. Il traffico ferroviario della linea Adriatica in Puglia viene bloccato per due ore, poi i collegamenti vengono ripristinati con deviazioni verso nord attraverso Caserta e Roma e verso sud fermando i convogli a Termoli e facendo poi proseguire i passeggeri a bordo di pullmann.
In nottata viene inviato da Napoli il carro gru che si occupa di rimuovere le carcasse devastate delle vetture, alcune delle quali sono a dir poco irriconoscibili.
La dinamica resta poco chiara, quel che è certo è che la carrozza Pilota è uscita dai binari a 100 km/h, è salita sul marciapiede ed in rapida successione ha abbattuto il fabbricato dello scalo ferroviario a partire dall'abitazione e dagli uffici del capostazione, il bar e la parete anteriore della sala d'attesa. Le vetture intermedie intanto, seguendo traiettorie impazzite hanno occupato tutta linea ferroviaria in un assordante stridore di lamiere.
Il bilancio dei feriti e dei morti non è stato più grave per due casi fortuiti: il primo è che a bordo del treno c'erano soltanto una ventina di passeggeri, visto che la maggior parte dei pendolari che solitamente affollano quel convoglio era scesa alla stazione di Foggia. Il secondo che nel bar della stazione al momento della sciagura non c'era la famiglia che gestiva l'esercizio di bevande e liquori.