È sabato 24 giugno 1995 e la vita prosegue come sempre nel piccolo paesino di Krouna, in Repubblica Ceca.
Nella stazione limitrofa di Čachnov sono fermi tre carri merci carichi di rottami di ferro e legna che sono accompagnati da un quarto carro di servizio. Non sono agganciati ad alcun locomotore visto che per loro non è ancora il momento di mettersi in viaggio.
Nel frattempo dalla stazione di Žďárec u Skutče parte il convoglio passeggeri MOs 15313 composto dall'automotrice Diesel 810.061 e diretto a Polička. Il mezzo è piccolo e viaggia su una linea a binario unico, ma su di esso trovano posto 23 persone.
Come riveleranno le indagini, la disattenzione e la fretta si impossessano quel giorno dei ferroviari che manovrano i carri merci a Čachnov. Essi, infatti, frenano correttamente solo il carro di servizio mentre gli altri vengono lasciati liberi su una linea che ha una pendenza di oltre il 20‰. Nel giro di pochi secondi la forza esercitata dai tre carri non frenati ha la meglio su quello bloccato e con il loro peso complessivo di oltre 120 tonnellate essi si mettono improvvisamente in movimento lungo la tratta principale.
I ferrovieri capiscono subito quello che sta accadendo e uno dei manovratori cerca disperatamente di salire sui carri in fuga ma purtroppo scivola cadendo. All'epoca non c'è modo di avvisare il macchinista del convoglio che gli sta andando incontro poiché manca qualsiasi tipo di connessione radio e i telefoni cellulari in dotazione sono ancora pochissimi.
La partenza dei carri è lenta ma inarrestabile e nel giro di circa 5 km di folle corsa essi raggiungono i 100 km/h senza poter essere fermati. Sfortuna vuole che la piccola automotrice abbia nel frattempo oltrepassato la stazione di Krouna e che tra lì e Čachnov non ci siano altri impianti dove far deragliare i quattro vagoni senza controllo. L'impatto è inevitabile e violentissimo, ad una velocità cumulata stimata di oltre 130 km/h.
Il macchinista del piccolo treno regionale non ha fisicamente il tempo di reagire perché la collisione, nella somma della sfortuna, si verifica in una zona boschiva che non permette di vedere a distanza. I carri merci con il loro pesantissimo carico entrano fisicamente nell'automotrice, sventrandola per tre quarti.
Nell'impatto muoiono 19 persone delle quali 18 sul colpo e una in ospedale. I feriti, invece, sono 4, tra i quali una ragazza uscita quasi incolume perché in quel momento era andata nel bagno situato dalla parte opposta a quella dell'impatto.
Per questa tragedia due ferrovieri di turno quel giorno sul convoglio merci sono stati giudicati colpevoli e condannati rispettivamente a sei anni e mezzo e otto anni di carcere. Solo quello che ha tentato di bloccare la fuga non ha avuto alcuna condanna.