È la notte tra il 27 ed il 28 settembre 1994 quando il traghetto Estonia, partito da Tallinn, naviga verso Stoccolma in condizioni di mare agitato.
Verso l'una di notte la celata di prua, sottoposta a forti sollecitazioni a causa di onde alte fino a quattro metri, comincia a cedere, staccandosi del tutto all'una e un quarto.
Il garage viene immediatamente invaso da una gran quantità d'acqua, che causa una forte inclinazione verso dritta. All'una e venti viene dato l'allarme e due minuti dopo viene inviato il primo triplice segnale di "Mayday".
Ma non c'è tempo. L'Estonia continua a inclinarsi rapidamente, impedendo a gran parte dei passeggeri di mettersi in salvo e all'una e cinquanta sparisce definitivamente dai radar.
La prima nave a giungere sul luogo del naufragio è la Mariella, appartenente alla Viking Line, che arriva alle 2:12, presto seguita dalla Silja Europa, il cui comandante assume l'incarico di coordinatore dei soccorsi.
I primi elicotteri arrivano intorno alle tre ma le operazioni, rese difficili dal maltempo, permettono di salvare solo 138 persone, una delle quali muore in seguito in ospedale. Gli ultimi sopravvissuti vengono trovati intorno alle nove.
Solamente 94 corpi vengono recuperati. Circa 650 dei rimanenti 757 passeggeri e membri dell'equipaggio rimasero probabilmente intrappolati nel relitto senza via di scampo, venendo inghiottiti dal mare.
A Tallinn, nel parco esistente tra le mura della città vecchia e il porto, un monumento intitolato "Linea spezzata" ricorda i nomi e la memoria delle 852 vittime del naufragio.
Secondo il rapporto ufficiale, il disastro fu causato dal cedimento della celata di prua, che strappandosi spalancò la rampa di accesso al garage, permettendo così all'acqua di invadere la nave. L'equipaggio non si rese conto immediatamente del guasto perché la celata di prua si ruppe in modo tale che nessuno dei sensori di sicurezza posti su di essa entrò in funzione a segnalarne l'apertura; inoltre, la prua non era visibile dal ponte di comando.