È il gennaio del 1971 quando la nave Massalia prende per la prima volta il largo.
Nel corso degli anni il traghetto passa più volte di mano, cambiando nome in Stena Baltica e poi in Island Fiesta, ma è nel 1983 che prende la denominazione con la quale passerà tragicamente alla storia, Scandinavian Star.
Nel marzo del 1990 la nave viene messa in servizio sulla rotta Oslo - Frederikshavn per la compagnia di navigazione norvegese DA-NO Linjen ma le sue condizioni sono tutt'altro che perfette. Le porte tagliafuoco sono difettose e il personale di bordo è poco addestrato essendo stato formato in maniera approssimativa e, come se non bastasse, una gran parte non parla inglese né norvegese né danese.
Il 7 aprile dello stesso anno alle 2.00 di mattina, mentre è in servizio attraverso lo Skagerrak, lo stretto che separa la Danimarca dalla Norvegia e dalla Svezia scoppia a bordo un incendio, mentre la maggior parte dei passeggeri dormono.
Il rogo si propaga dal ponte 3 al ponte 4 fermandosi al ponte 5. Il vano scale e i soffitti fungono da camini per la propagazione dell'incendio e sebbene le paratie siano realizzate con una struttura in acciaio con pannelli di parete in amianto, come rivestimento decorativo viene utilizzato un laminato in resina melamminica che si rivela estremamente infiammabile e diffonde il fuoco in tutto il ponte 3. I laminati in fiamme producono anche gas tossici di acido cianidrico e monossido di carbonio mentre l'incendio si estende al ponte 4 e al ponte 5.
Quando il capitano viene a conoscenza dell'accaduto tenta di chiudere le porte antincendio della paratia sul ponte 3. Le stesse non sono tuttavia configurate per la chiusura automatica completa e non rispondono ai comandi poiché gli allarmi di emergenza in prossimità degli accessi non sono stati attivati manualmente dai passeggeri o dall'equipaggio.
Nelle vicinanze si trovava anche un'area di stoccaggio veicoli ventilata da grandi ventilatori installati per smaltire i fumi di scarico. Essi tuttavia aspirano l'aria attraverso una porta antincendio non fissata correttamente e provocano una rapida progressione del fuoco dal ponte 3 al ponte 4 e al ponte 5 tramite scale situate su entrambe le estremità.
Resosi conto che il sistema di ventilazione sta alimentando il fuoco, il capitano ordina al suo equipaggio di spegnerlo col risultato non intenzionale che il fumo inizia a entrare nelle cabine dei passeggeri attraverso le prese d'aria delle porte.
Alcuni di loro cercano di rifugiarsi dai miasmi nascondendosi negli armadi e nei bagni mentre altri rimangono addormentati nel letto, ma tutti alla fine vengono sopraffatti. Coloro che cercano la fuga incontrano vari tipi di fumo denso e si avventurano attraverso un dedalo di corridoi che non sono ben noti nemmeno ai membri dell'equipaggio che sono stati scarsamente addestrati.
La nave, infatti, ha ricevuto talmente tante ristrutturazioni che presenta diverse vie senza uscita.
Capito che c'è poco da fare, il capitano ordina di attivare gli allarmi generali e comanda l'abbandono della nave dopo aver inviato il Mayday. Lui e l'equipaggio, tuttavia, sostenendo che tutti siano sulle scialuppe, scendono dal traghetto in fiamme prima che tutti i passeggeri siano evacuati, lasciando molti ancora a bordo anche dopo che la nave viene rimorchiata nel porto di Lysekil, in Svezia, dove i vigili del fuoco domano l'incendio in dieci ore.
Al termine delle operazioni, a bordo del traghetto che trasportava 395 passeggeri e 97 membri dell'equipaggio vengono rinvenuti 158 cadaveri con un un'altra vittima che si aggiunge due settimane dopo per le ferite riportate. 136 dei morti hanno nazionalità norvegese.
Poiché molti dei resti delle povere vittime sono stati devastati dall'incendio, più di 100 specialisti sono costretti a lavorare giorni per l'identificazione. Inizialmente viene riferito che molti dei corpi trovati appartengono a bambini, ma la polizia svedese afferma in seguito che i viaggiatori di età inferiore ai 7 anni non erano inclusi nelle liste dei passeggeri, cosa che crea ulteriore confusione sui conteggi effettivi.
La tragedia dello Scandinavian Star rappresenta una dei peggiori disastri marittimi nelle acque del Baltico, escludendo gli incidenti accaduti durante le guerre mondiali.
Un'indagine della polizia di Oslo ha inizialmente gettato sospetti su un camionista danese morto nel disastro che aveva tre precedenti condanne per incendio doloso. Successivamente nel 2009 fu stabilito che a bordo furono appiccati tre diversi incendi separati e che sarebbero state necessarie più persone per avviarli, soprattutto se non avevano familiarità con la nave.
Un rapporto del 2013 preparato da un gruppo autonomo norvegese negò che il camionista piromane fosse responsabile, sostenendo invece che più incendi furono deliberatamente appiccati e l'autista del camion venne ucciso da uno dei primi due.
Lo stesso rapporto del 2013 affermò invece che fino a nove membri esperti dell'equipaggio, che si erano uniti alla nave in precedenza a Tampa, erano probabilmente responsabili di sei incendi separati e di molteplici atti di sabotaggio sia alla nave che agli sforzi dei vigili del fuoco per spegnere l'incendio.
Secondo il rapporto il movente del atto sarebbe stato una frode assicurativa, poiché la nave era stata assicurata per il doppio del suo valore poco prima che scoppiasse l'incendio. Questo rapporto controverso e non dimostrato ha portato a un rinnovato interesse della polizia e nel 2014 l'indagine è stata ufficialmente riaperta facendo cadere definitivamente le accuse sul camionista.
Nel marzo 2015 il parlamento norvegese ha deciso di rimuovere la prescrizione per incendio doloso, in modo tale che l'indagine e l'azione penale rimangano possibili. Nel febbraio 2016, un investigatore danese in pensione che aveva condotto l'indagine post-incendio nel 1990, ha affermato che l'incendio è stato un sabotaggio ed è stato appiccato da membri dell'equipaggio della nave, che le porte tagliafuoco erano state aperte per consentire la propagazione del fuoco e che una terza fiammata che si è verificata dopo che la nave era stata evacuata dai passeggeri è stata causata da membri dell'equipaggio che hanno inzuppato i materassi con carburante diesel.
La nave, ripristinata, ha in seguito viaggiato per altri 14 anni prima di essere smantellata, cambiando nome in Candi, poi in Regal Voyager e quindi in Regal V. Ma per la cronaca resterà per sempre la Scandinavian Star.
Foto di Terje Fredh / Sjöhistoriska museet - Digitalt Museum, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46233458